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di Fabrizio Dorsi
        da "ScuolAmadeus" di settembre 99
Crede nello studio e nel talento personale, ritiene di venire seguito adeguatamente dai propri insegnanti, ha qualche problema nel conciliare studio e frequenza scolastica, ma è sorretto da una fortissima passione per la musica: questo l'identikit dell'allievo di conservatorio secondo un'indagine elaborata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino. L'indagine delle cui difficoltà di svolgimento si è data notizia su "Amadeus" di settembre 1998 si è recentemente conclusa, e ha rappresentato il cuore della tesi di laurea dei fratelli Antonella e Andrea Di Credico, coinvolgendo allievi e docenti di strumento principale dei Conservatori di Torino e Parma. Un campione limitato, che fa riferimento a due soli istituti, per di più abbastanza omogenei quanto a dimensioni ed entrambi situati nel Settentrione del nostro paese, ma comunque un primo approccio scientifico alle motivazioni, alle difficoltà, alle aspettative di una popolazione scolastica poco conosciuta e soprattutto estremamente particolare.
A differenza di molte altre scuole che vengono scelte per tradizione familiare, o per motivi di prestigio, o esclusivamente in vista di un futuro inserimento professionale, la frequenza al conservatorio risulta infatti essere in nove casi su dieci frutto di passione personale. Certo, le difficoltà non mancano, prima fra tutte (oltre il 51% degli intervistati a Torino, il 68% a Parma) quella relativa alla gestione del proprio tempo, ed è una difficoltà particolarmente avvertita dagli allievi che frequentano anche una scuola secondaria o l'università: non tutti riescono a conciliare, sino al compimento degli studi, le due scuole. Forse proprio per questo il campione preso in esame si spacca pressoché a metà fra coloro che ritengono indispensabile conseguire un diploma di maturità per avere una cultura generale di base e coloro che invece vorrebbero dedicarsi esclusivamente all'apprendimento della tecnica e dell'interpretazione musicale (e qui sarebbe interessante verificare se questo atteggiamento sia solo conseguenza della bruciante passione di cui si diceva all'inizio, o se sia invece il mito del virtuoso ottocentesco a prevalere). Il rapporto fra allievi e professori sembra essere migliore rispetto a quanto accade negli altri ordini scolastici o in università. Sia gli studenti torinesi, sia quelli di Parma valutano in modo estremamente positivo la professionalità di chi insegna: affermano di ricevere nuovi e continui stimoli, di apprezzarne l'attività musicale e la preparazione culturale. Un desiderio molto diffuso riguarda la possibilità che sia lo studente a scegliersi il docente.
Durante gli anni di studio si verifica una graduale presa di coscienza
        quanto alla difficoltà di intraprendere la carriera di musicista. Se all'inizio una
        altissima percentuale di intervistati ritiene che il diploma consentirà loro un
        inserimento professionale, sopra i vent'anni gli ottimisti sono pochissimi.
        Non a caso l'esigenza di un cambiamento viene sottolineata dalla stragrande maggioranza
        del campione (72,3% a Torino, 82,6% a Parma). Si vorrebbero una migliore organizzazione
        interna, un rinnovamento dei programmi, una diversificazione dei percorsi formativi
        correlandoli ai possibili sbocchi, l'introduzione di nuovi insegnamenti. C'è interesse
        per tutte quelle figure professionali vicine al mondo della musica (liutaio, tecnico del
        suono) e per quei generi diversi dal "classico" (leggero, jazz), che vengono
        spesso praticati e ascoltati senza preclusioni nel tempo libero. Il progetto di riforma
        dei conservatori non è conosciuto dalla maggioranza degli studenti, anche se coloro che
        ne conoscono i contenuti dicono di condividerli.
La parte dell'inchiesta riguardante gli insegnanti è meno approfondita,
        sia perché si limita ai soli docenti di materia principale (riducendo il campione ad
        alcune decine di persone), sia perché i fratelli Di Credico, con una discrezione forse
        persino eccessiva, hanno ridotto le domande originariamente rivolte loro di circa due
        terzi (20 contro 56), non consentendo confronti diretti su molte questioni.
        Studenti e professori concordano nel ritenere le condizioni economiche o l'estrazione
        sociale ininfluenti ai fini di una buona riuscita rispetto alla costanza e al talento
        (dunque, a differenza di un tempo, la musica e il suo studio non sono più vissuti come
        appannaggio di pochi privilegiati), e rivelano una analoga sintonia riguardo al desiderio
        degli allievi di poter scegliere il proprio maestro.
        Gli insegnanti sono però più pessimisti quanto alla preparazione dei diplomati in
        rapporto alle richieste del mondo del lavoro. Il tema della riforma è perciò visto con
        interesse dall'intero corpo docente, che conosce i contenuti del disegno di legge e in
        maggioranza li approva.
        Come è giudicato il conservatorio dai suoi allievi? Ecco le risposte dalle due
        città in cui si è svolto il sondaggio:
Valutazione del funzionamento della scuola Conservatorio di Torino:
scarso 8.9
        sufficiente 14.2
        discreto 34.2
        buono 32.0
        ottimo 10.7
        Valutazione del funzionamento della scuola Conservatorio di Parma:
scarso 38.2
        sufficiente 21.8
        discreto 23.6
        buono 14.5
        ottimo 1.8
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